Generalità
Va posto in premessa che quanto verificatosi nei comuni ( e province) interessati in campo nazionale ha varie cause di attribuzione che non differiscono molto da quanto è accaduto nell’Isola come conseguenza del comportamento generale delle forze di governo nazionale cui aggiungiamo il messaggio fortemente in chiave “anticomunista” gestito (ossessivamente, ma con frasi “date per certe” -quasi dati di fatto- (le cose vanno male per la cattiva influenza dei comunisti al governo) dall’opposizione e dalla insofferenza verso la “sinistra radicale” che è stata portata anche all’interno della coalizione di maggioranza; dal potere confindustriale (comunisti per la statalizzazione e contro il mercato libero) ; dal potere della gerarchia ecclesiastica (la sinistra radicale sfascia la famiglia) tutto questo con il contorno dei mezzi di comunicazione di massa.
Fattori decisivi risultano:
- Aumento , e comunque sensazione diffusa, di prelievo fiscale ed aumento delle tariffe;
- Indecisione del governo in favore delle classi meno agiate, o contrarietà a diminuire il disagio;
- Scalone pensionistico ed attacco alle pensioni;
- Mancanza di ricadute apprezzabili sulle famiglie;
- Rinnovo rimandato dei contratti;
- Cuneo fiscale a favore della industria;
- Trattamento del TFR presentato male, percepito come “rapina ed insicurezza per il futuro”;
- Vasta “illegalità diffusa”
- Insicurezza sociale
I motivi di mancata risposta nell’Isola
- Organizzativi in quanto vaste zone , anche se piccoli paesi, sono state trascurate sino all’assurdo della non presentazione di lista (nemmeno con altre forze di sinistra o IDV) nella città di Olbia. La convinzione che la città sarebbe comunque andata al centrodestra non è motivo per il disimpegno totale.
- La mancanza di una struttura di quadri dirigenti ed intermedi, coesi nella disciplina di partito, preparati sotto il punto di vista del coordinamento e dottrinale , ma l’esistenza di una serie di strutture provinciali in competizione o disinteressate alla interconnessione hanno pesato su tutta la macchina organizzativa che non è partita come tale, ma è rimasta frammentata, inoperosa, impreparata.
- Congressi federali autonomi, privi di dialogo fra gli stessi, monadi inaccessibili ed impermeabili non hanno favorito la discussione del problema dell’Isola nel suo complesso, ma si sono presentati come tessere separate di un mosaico privo di disegno.
- Litigiosità o desiderio di supremazia di talune sezioni hanno portato disorganizzazione all’interno di una stessa organizzazione provinciale.
- La neonata federazione di Gallura è rimasta, per l’impossibilità di uno sviluppo adeguato, quasi inoperosa sotto il profilo della propaganda e dell’organizzazione.
- La federazione di Cagliari, sottoposta ad eccessiva pressione e intenta alla propria organizzazione (non si parla nemmeno di riorganizzazione) ha potuto agire al 25 % delle proprie potenzialità, con scarsi mezzi, e si è ripresa solo dopo il congresso senza raggiungere tutta l’efficienza che si era proposta e che è stata raggiunta peraltro solo dopo i Congressi Regionale e nazionale. Quattro cinque persone hanno provveduto alla vera organizzazione con insufficienza di mezzi, finanziamenti e materiale di propaganda di alto impatto, ma ha raggiunto –al confronto- risultati validi (Selargius per esempio 2% con + 0.4% e senza IDV che da sola ha raggiunto il 2,6%).
- La vicenda della Federazione di Oristano (un triplo cambio in pochi mesi) ha portato ad una perdita secca che al momento si valuta di circa – 0,6% rispetto al basso livello del 2002 {era lo 0.8% oggi è lo 0.2%} ed impronunciabile rispetto alle politiche.
- Niente si può dire delle altre organizzazioni provinciali per mancanza di informazioni. Un caso ancora particolare è quello costituito dalla Federazione di Sassari, neonata, ma che aveva il pur grosso impegno di Alghero che pure, aveva raggiunto –con la coalizione PRC-PDCI- un 30 % di apprezzamento nelle primarie (seppure della sola Unione) che avrebbe fatto sperare ancora di più sebbene un incremento dello 0.3 % sia stato egualmente raggiunto.
- Dirigenziali
- Mancando un vero potere decisionale della Commissione regionale, la cui segreteria è stata via via cooptata a seconda delle esigenze organizzative del caso per caso è mancata la stesura di una direttiva politica comune per cui il documento Congressuale ha fotografato l’esistente senza potere dare (ricordiamo gli affanni pre-congressuali e congressuali) una linea politica forte unitaria condivisa e tecnicamente articolata per materie di interesse, azione, proposta e programmazione.
- Sono mancati quadri validi a tutti i livelli : sezione, federazione e FGCI. La loro mancante, o scarsa, preparazione tecnico-politico-organizzativa si è ripercossa negativamente sugli iscritti che hanno agito sotto la spinta di singole persone, dirigenti ed anche simpatizzanti.
- La formazione politica specialistica è assente.
- Vi supplisce –anche se in contrasto con le direttive nazionali- la partecipazione e buona volontà di quadri intermedi provenienti dal sindacato, volenterosi , ma che applicano quella visione, quelle metodologie, quella impalcatura intellettuale.
- La formazione politica dei giovani è inesistente, quella degli intermedi soffre, nel migliore dei casi, di analfabetismo di ritorno.
- Politici e rappresentanti istituzionali di livello nazionale (Parlamentari, sottosegretari, tecnici d’area)
- Sono mancati nel momento cruciale sia come “autorità”, sia come “preparazione e competenza” sia come “stimolo di galvanizzazione e cattura del consenso”.
- La penuria di fondi, almeno in qualche sezione (ricordiamo che in 4 comuni della Federazione di Cagliari si è andati al voto senza una sezione locale e/o un radicamento nel territorio), ha reso nulla la propaganda di massa (furgoni con manifesti che circolassero nei paesi), scarsa quella dell’ attacchinaggio, affidata alla buona volontà dei singoli quella della preparazione di incontri, manifestini, volantinaggio.
- Conclusioni
- Lo scollamento generale di cui sopra, la mancanza di un gruppo dirigente aperto a tutti, l’assenza di politici nazionali, il fatto di avere trascurato molti paesi e paesetti (nei quali si è dunque rimandato il radicamento o la stessa creazione di un “referente” ) sono tutte azioni (o non azioni) che hanno impedito che il Partito si mostrasse, uscisse per le strade, si facesse conoscere fra il pubblico, i lavoratori, i pensionati ed i giovani, precari, in nero o disoccupati.
- Un ripensamento di tutta l’ organizzazione è indispensabile (la provincia di Cagliari si è comunque dotata di un progetto e di un nocciolo direttivo che procederà a ripensare la politica –a livello provinciale- del territorio), ma essa manca di mezzi, di personale politicamente e tecnicamente qualificato o disponibile a continuare a lavorare senza una visione organica del partito nella Regione, di una politica regionale che sviluppi i maggiori punti del programma nazionale, di una base per poi sviluppare un’azione decentrata, localizzata sul territorio, ma comunque comune a tutte le otto organizzazioni provinciali.
Problema FGCI: si dovrà ripensare la struttura con un irrimandabile corso di qualificazione quadri, una riogarnizzazione e ricompattazione di tutti i giovani iscritti, un aumento del tesseramento.
- L’ organizzazione provinciale di Cagliari deve porsi come obiettivo la creazione di una Federazione metropolitana creando sezioni (aiuto e finanziamento del Nazionale e degli eletti nelle istituzioni ) almeno nei paesi dove si è votato ed ottenuto consensi.
- Richiamo a “tutti gli eletti nelle istituzioni” o percepenti emolumenti in base a nomine di partito alle contribuzioni previste ed alla attuazione rigida dello statuto (oggi su 5 unità aventi queste caratteristiche si ha il solo versamento regolare dell’Assessore provinciale SE&O)).
Cagliari 29 maggio 2007