martedì 19 dicembre 2006

Una scuola dell’obbligo, statale e per tutti


Grande partecipazione, qualificata ed interessata di operatori, politici e cittadini cui sta a cuore il problema della scuola, questo pomeriggio all’ Hotel Panorama di Cagliari dove si è a lungo dibattuto di obbligo scolastico, di scuola pubblica (statale come hanno puntualizzato molti partecipanti) e luci ed ombre che la finanziaria, appena approvata al Senato, ha proiettato su questa nostra scuola. Grandi assenti i media, che pure erano stati invitati con congruo anticipo –come ha sottolineato, durante il saluto e l’apertura dei lavori, Claudio Giorgi segretario dei Comunisti italiani promotori dell’iniziativa sotto il patrocinio del gruppo consiliare Fas-PdCI della Regione autonoma della Sardegna che era rappresentata dal Consigliere Tore Serra, autore di un lungo e dettagliato rapporto sulla scuola, le prospettive del dopo Lisbona e quelle in Sardegna, e dal presidente della commissione cultura Gian Luigi Gessa farmacologo e autorità internazionale nel campo delle tossicodipendenze.Nella relazione d' apertuta di Daniele Demurtas sono stati introdotti i temi principali che ruotano attorno all’insegnamento pubblico dopo il nubifragio Moratti (o ciclone se vogliamo ascoltare Bergonzi).Perché di un nubifragio si tratta che si è abbattuto su di una scuola già in crisi, inadatta all’evolversi della conoscenza moderna, incapace di trattenere i suoi allievi e di dare sicurezza ai suoi insegnati. Il punto è che occorre portare tutti alla scuola dell’obbligo che questo governo, con una virata significativa estende sino ai sedi anni, obbligo che Demurtas e con lui i successivi oratori vogliono protratta sino ai diciotto. Siamo lontani dalla scuola di classe, in cui solo abbienti (non importa se incapaci) possono andare avanti. Ritorna la richiesta di una scuola gratuita ed obbligatoria che metta a disposizione di tutti i libri, la conoscenza, l’arte ed il pensiero umano. Che fornisca sino ai diciotto anni gli strumenti del sapere e non stronchi all’inizio della giovinezza ogni speranza di istruzione. LA SALAIn questo senso infatti va la “descolarizzazione” dichiarata –di cui parlerà in seguito anche Bergonzi - introdotta dall’ avviamento precoce alle professioni che la Moratti e tutto il governo di centrodestra hanno preteso di introdurre in questo paese discriminando fra chi può studiare perché ha le possibilità economiche di farlo e chi invece è costretto a rinunciare perché fagocitato, per indisponibilità, dal mondo della produzione nel lavoro spesso precario, spesso in nero, molto e troppo spesso senza protezioni normative e di sicurezza.Argomenti che tratta in modo non dissimile un uomo che all’insegnamento ed alla ricerca ha dedicato una vita. Gessa stigmatizza la dispersione, il poco fornito dalla scuola di oggi all’allievo, la necessità di optare ed essere costretti al lavoro invece che allo studio, l’opulenza delle scuole non statali. Su questo discrimine insiste il professore, che separa la “sua” scuola statale ed in linea con l’articolo 34 della Costituzione repubblicana dalla generica scuola pubblica includendosi, in questo termine, ogni tipo di insegnamento aperto al pubblico. Scuola statale dunque, obbligatoria, gratuita e che fornisca a tutti i meritevoli il raggiungimento dei massimi gradi dell’istruzione. Diversamente da oggi, e qui lo studioso è sarcastico, ove per censo si hanno le vocazioni al mestiere o allo studio.Gianna Lai, del cidi (centro di iniziativa democratica degli insegnanti) offre poi una larga panoramica, sugli stessi argomenti, facendo un puntuale raffronto e critica –quando del caso- alle posizioni del ministro Fioroni, ieri a Cagliari, o della vice ministro Bastico (ospite dello stesso CIDI il 4 scorso).Anche qui luci ed ombre e vogliamo ricordare, anche se non eravamo presenti, che molte devono essere state le ombre percepite dalla Lai alla riunione col Ministro.Fioroni, è quel signore, anche se nessuno lo ha citato apertamente, colto in castagna da un giornalista a dichiarare che alla rete internet avrebbe applicato lo stesso comportamento censorio -oggi purtroppo vigente in Cina- non rendendosi conto di avere un sito (immediatamente poi chiuso) in cui era presente il maggior linkaggio pornografico del mondo occidentale.Ma naturalmente non erano questi gli argomenti di Gianna Lai come non lo sono stati quelli di Peppino Loddo intervenuto in rappresentanza della federazione dei lavoratori della conoscenza (flc-CGIL) che si è occupato di scuola come organizzazione e struttura, della necessità di abrogare la legge di riforma del centrodestra, dei tagli in finanziaria e della condizione della scuola sarda che si trova a livelli estremi nella graduatoria dei paesi europei. Il sindacalista Loddo ha affrontato i problemi della istruzione scolastica troppe volte contrapposta e sostituita dalla formazione professionale che in quest’ isola è stata anche e soprattutto spartizione di potere, pubblico denaro sottratto alla scuola statale e suo sleale concorrente. Parole chiare quelle di Loddo che però non sarebbe contrario ad una azione integrativa di questo tipo di para-istruzione in pochi programmati e determinati casi. Argomento che verrà ripreso da Maria Laura Serra insegnate e vicepreside di un istituto che su questo argomento conduce una sperimentazione (che si estende ad oltre trenta scuole) e che naturalmente ha anch’esso, come la finanziaria sempre presente nelle discussioni, luci ed ombre determinate dalla volontà dell’affermazione della scuola di stato in cui si contemperi anche un esperienza professionale (il rapporto temporale è di 5 a 1). Perché la chiusura della “formazione” che si era spinta ad allettare giovani estraniati dal normale percorso fornendo loro anche ed addirittura una licenza di scuola media inferiore problemi ne ha creati. L’asurdo insopportabile era di una scuola di formazione che inizia prima dell’ adempimento dell’obbligo scolastico minimo fornendone però i titoli . Ed il disastro è sotto gli occhi di chiunque abbia avuto contatti con questi studenti-apprendisti che rimangono a mezzo: senza istruzione e senza mestiere. Però con un pezzo di carta; che poi non servirà nemmeno all’ingresso nel precariato .Problema, questo, immenso affrontato dalla referente del comitato insegnanti precari (CIP) di Cagliari Maristella Curreli. Ci si è così introdotti in questo fluido mondo di insegnanti, laureati, preparati, vincitori di concorso ed abilitati che percorrono, taluni da venti anni, una strada infernale lastricata di apprensioni, incertezze, sedi disagiate ed insicurezza del futuro. Un mondo che dà molto alla scuola, ma che la scuola tiene in bilico, licenzia ed assume, a giugno e settembre, creando persone umane insoddisfatte vessate, sfruttate.Il problema dell’istruzione tecnica viene affrontato, in un breve, apprezzato e lucido intervento di Francesco Podda che esamina casistiche e soluzioni tecniche di una scuola che è stata stravolta e rimane in attesa di una risistemazione di programmi (e dell’ordinamento) che superi i vecchi concetti dell’istruzione a due binari : classica e tecnica perché il sapere è unico ed il progresso è si conoscenza tecnica, ma anche pensiero, evoluzione, meditazione e ricerca in cui tutto è indistinto ma ha necessità, prima della differenziazione, di basi solide, condivise, universali. A Piergiorgio Bergonzi, già senatore della repubblica, grande esperto di scuola di cui è il responsabile nazionale dei Comunisti Italiani, spetta il compito di tirare le fila del discorso e di fornire un quadro attuale ed in rapporto alla finanziaria in corso.Nel discorso di Bergonzi, che fra l’altro vediamo sinceramente impressionato per l’alto livello raggiunto nella discussione, assume pieno valore il significato di luci ed ombre fin qui più volte usato.Luci ed ombre che si proiettano sulla scuola per l’azione passata e per il poco ancor oggi previsto. Parafrasando l’uticense, Bergonzi inizia con un: “La legge Moratti deve essere abrogata” per poi passare subito alle luci della finanziaria .Le luci stanno, per prima cosa, in un segnale; il segnale della inversione di tendenza dato da questo governo ed al quale i Comunisti Italiani hanno prestato grande voce è che la scuola ridiventa obbligatoria, anche se solo sino ai sedici anni -per ora-, e che è per tutti. Un sospiro di sollievo perché non era scontato dal momento che a parere dei Comunisti Italiani sussistono troppe reticenze all’abrogazione del nubifragio e questo modello chiamato del cacciavite non ci soddisfa. Prendiamo invece atto che è stata recepita la nostra proposta contro il precariato, insiste Bergonzi, e che l’innalzamento dell’obbligo non è più un optional, ma un impegno di governo. Segno altamente positivo è anche un altro provvedimento caro al PdCI che è stato fra i primi atti compiuti; vale a dire la riforma dell’esame di maturità che con il centro destra era diventato “deflagrante e distruttivo” una “potentissima bomba, il fenomeno della “compravendita” dell’esame di maturità, del titolo di studio che esso assicura. Un fenomeno vergognoso e immorale che, se non immediatamente estirpato, rischia di compromettere definitivamente ogni credibilità non solo dell’esame di maturità ma dell’intera scuola italiana”. Così si esprimeva e si esprime Bergonzi che vede, insieme a tutti noi, quale segnale abbia dato il governo contro la bassezza ed il mercimonio della cultura introdotto dal precedente governo. E va avanti con un’analisi puntuale della scuola e dei provvedimenti in finanziaria, dei sogni, ma anche della proposte dei Comunisti Italiani che vedono –alla fine- uno spiraglio di riscossa e di rivalutazione della Scuola.Anche se non pronunciate aleggiano le parole con le quali Elio Vittoriani rispondeva, nell’ottobre del 1945, a Concetto Marchesi: “Sul terreno della scuola il problema fondamentale, anzi essenziale, non può essere altro che quello di fornire a tutti i mezzi della conoscenza, e rendere tutti armati, attrezzati, preparati nello stesso modo per accostarsi ai libri e alle opere d'arte, e partecipare alle ricerche della cultura. Anche nel promuovere le riforme più provvisorie non si può non tenerlo presente. Perché anche la più provvisoria riforma non dovrà essere rinnegata o smentita nel suo spirito dalle riforme che i tempi renderanno attuabili in seguito”.