giovedì 10 gennaio 2008

Anche senza la Ridolfi i “proletari” mangiavano il gorgonzola

Eravamo a metà degli anni 50 o poco più su. Si menavano grandi legnate fra la “Casa del Popolo” di *** e i giovanottoni della canonica quando questi venivano a sfottere portando un giornaletto; si chiamava il “Falco Verde” ed aveva per protagonista un marcantonio con la tesa del cappello abbassata che dava – di notte e al chiaro di luna – la caccia ai comunisti che attaccavano i manifesti di Stalin. La cosa veniva ricambiata quando dalla Casa del Popolo partivano altrettanto baldi giovanotti con robusti bastoni coi quali tiravano giù a legnate, dalle scale a pioli, quei santi ragazzi che attaccavano foto di De Gasperi e la Pira. Quello che mi accomuna nel ricordo Parrocchia e Casa del popolo, noi ragazzi avevamo libero transito in entrambe, era un certo afrore, un misto di sudore , vino e odore di piedi. Era il gorgonzola che, spalmato indifferentemente su pani comunisti e democristiani sfamava gli attacchinatori più fortunati chè gli altri si dovevano far tamponare graffi o cucire tagli. Il vino correva forte e robusto, cannonau di quello buono, ed il sapore acre del gorgonzola stimolava il bere, forse un po’ troppo che poi anche fra i compagni si finiva a botte e lo stesso accadeva in parrocchia dove però erano botte benedette, mentre da noi il capoccia rimetteva le cose a posto con un paio di sganassoni. Ero un ragazzetto ed il gorgonzola non mi piaceva come ho avuto modo di scrivere altrove, ma col passar del tempo cominciai ad apprezzarlo magari in vigna dopo un’assolata giornata trascorsa a raccogliere grappoli e separare pampini. Ora, il gorgonzola, lo mangiano i ricchi – con quello che costa – in ristoranti con ammiccanti camerieri che traguardano nella scollatura della topona di turno, con tanto di filmato.

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